Black list: a favore e contro
- roberto.verrastro
- Giovedì 31 Luglio 2008
Un pitbull al guinzaglio
Quello dei cani pericolosi è un problema ricorrente al quale si è tentato di dare soluzione anche in anni relativamente recenti, e che inevitabilmente riconquista la ribalta ogni volta che le aggressioni diventano troppo frequenti, promuovendo così l’idea di porre mano alla questione in termini drastici, ovvero vietando di introdurre, allevare, riprodurre e detenere cani appartenenti a razze ritenute pericolose. In questa direzione si muove il comune di Sassari, città nella quale lo scorso 14 luglio un’anziana è stata uccisa da un pitbull, mentre il Codacons invoca l’ampliamento della lista di razze pericolose per le quali prevedere particolari misure di sicurezza. Una linea di intervento fatta sua dal senatore del PdL Andrea Fluttero, primo firmatario di un disegno di legge che, per ridurre i rischi di aggressione all’uomo da parte di razze considerate pericolose, come pitbull e rottweiler, non solo ne vieta l’allevamento, la vendita e l’acquisto, ma obbliga chi già ne sia in possesso a sterilizzare l’animale e a chiedere alla questura l’autorizzazione per la sua detenzione. Su iniziativa dello stesso senatore, interpellato sul tema da Panorama.it, è stato attivato un blog per raccogliere le esperienze delle vittime di aggressioni da parte di cani pericolosi e per rilevare, tramite un sondaggio, quanto sia avvertita la necessità di una legge che riduca al minimo i rischi di simili aggressioni.
Senatore Fluttero, perché affrontare il problema dei cani pericolosi con un disegno di legge che propone soluzioni tanto rigorose?
Sono certo che un disegno di legge come questo non sia la soluzione definitiva al problema, è piuttosto un tentativo di fare occupare la politica in maniera seria di una questione che genera ansie e preoccupazioni in molti cittadini, specialmente di quelli che hanno già subìto aggressioni.
Sono certo che un disegno di legge come questo non sia la soluzione definitiva al problema, è piuttosto un tentativo di fare occupare la politica in maniera seria di una questione che genera ansie e preoccupazioni in molti cittadini, specialmente di quelli che hanno già subìto aggressioni.
Il disegno di legge si basa sull’idea che esistano razze canine geneticamente pericolose?
Il disegno di legge si basa su ragionamenti empirici e sui contatti che ho avuto con esperti in materia, come veterinari e ricercatori di psicologia degli animali. E’ un dato di fatto che non tutti i cani sono uguali, ma che sono stati selezionati dall’uomo per usi diversi, quindi presentano soglie di reattività altrettanto differenti che, unite a dati oggettivi come la loro massa muscolare e la capacità dell’apparato dentario, generano in alcune razze una capacità di offesa molto elevata, del tutto fuori luogo per un cane da compagnia.
Il disegno di legge si basa su ragionamenti empirici e sui contatti che ho avuto con esperti in materia, come veterinari e ricercatori di psicologia degli animali. E’ un dato di fatto che non tutti i cani sono uguali, ma che sono stati selezionati dall’uomo per usi diversi, quindi presentano soglie di reattività altrettanto differenti che, unite a dati oggettivi come la loro massa muscolare e la capacità dell’apparato dentario, generano in alcune razze una capacità di offesa molto elevata, del tutto fuori luogo per un cane da compagnia.
La black list comprende 17 razze pericolose, dove spiccano i pitbull e i rottweiler spesso protagonisti di aggressioni. Come sono state identificate?
La black list è quella di un’ordinanza dell’ex ministro della Salute Sirchia, e so che lascia aperto un problema che andrebbe affrontato, quello dei cani risultanti dagli incroci di razze diverse.
La black list è quella di un’ordinanza dell’ex ministro della Salute Sirchia, e so che lascia aperto un problema che andrebbe affrontato, quello dei cani risultanti dagli incroci di razze diverse.
Quale futuro attende queste razze?
Il disegno di legge è molto radicale: mira a farle sparire dal nostro territorio. Fino ad allora, chi le detiene deve essere autorizzato a farlo, soddisfacendo requisiti come il possesso di un’assicurazione di responsabilità civile per danni a terzi, la fedina penale pulita e il certificato di sterilizzazione dell’animale, che deve essere inoltre dotato di microchip identificativo all’orecchio.
Il disegno di legge è molto radicale: mira a farle sparire dal nostro territorio. Fino ad allora, chi le detiene deve essere autorizzato a farlo, soddisfacendo requisiti come il possesso di un’assicurazione di responsabilità civile per danni a terzi, la fedina penale pulita e il certificato di sterilizzazione dell’animale, che deve essere inoltre dotato di microchip identificativo all’orecchio.
Ma così non si sorvola troppo facilmente sulle responsabilità dei proprietari, la cui distrazione può avere un ruolo nella aggressioni compiute dal cane?
Io sostengo che il problema è proprio quello di riuscire a fare prevenzione, evitando le aggressioni: le sanzioni colpirebbero il proprietario dopo che comunque un danno, anche grave, è già stato causato dal suo cane. Avere un cane pericoloso è peggio che avere un’arma: un attimo di distrazione può capitare a chiunque, anche ai proprietari responsabili. Per questo mi chiedo: perché far correre rischi ad altre persone, quando il cane da compagnia può essere scelto benissimo fra razze meno pericolose?
Io sostengo che il problema è proprio quello di riuscire a fare prevenzione, evitando le aggressioni: le sanzioni colpirebbero il proprietario dopo che comunque un danno, anche grave, è già stato causato dal suo cane. Avere un cane pericoloso è peggio che avere un’arma: un attimo di distrazione può capitare a chiunque, anche ai proprietari responsabili. Per questo mi chiedo: perché far correre rischi ad altre persone, quando il cane da compagnia può essere scelto benissimo fra razze meno pericolose?
A opporsi all’idea della black list è, tra gli altri, Raimondo Colangeli, medico veterinario comportamentalista e presidente della SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate), che ha partecipato al tavolo di discussione sul benessere animale voluto dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, altrettanto critica nei confronti delle liste di cani pericolosi. Colangeli ha espresso i suoi rilievi in una lettera (file Pdf) inviata al senatore Fluttero.
Dottor Colangeli, cosa impedisce di risolvere il problema dei cani pericolosi mettendo al bando alcune razze?
Fermo restando che sarebbe sciocco sostenere che tutte le razze sono uguali, la domanda da porsi è piuttosto: una black list di razze pericolose blocca le aggressioni? Io dico di no, perché tra i difetti della black list di Sirchia c’era anche quello di avervi inserito razze che in Italia o non sono presenti o sono rarissime. Ma, intendiamoci, anche inserirvi il pastore tedesco sarebbe una forzatura: se lo troviamo coinvolto in casi di aggressioni, statisticamente non deve sorprendere, trattandosi della razza più diffusa. E non si dovrebbe scambiare un dato statistico con una presunta pericolosità genetica.
Fermo restando che sarebbe sciocco sostenere che tutte le razze sono uguali, la domanda da porsi è piuttosto: una black list di razze pericolose blocca le aggressioni? Io dico di no, perché tra i difetti della black list di Sirchia c’era anche quello di avervi inserito razze che in Italia o non sono presenti o sono rarissime. Ma, intendiamoci, anche inserirvi il pastore tedesco sarebbe una forzatura: se lo troviamo coinvolto in casi di aggressioni, statisticamente non deve sorprendere, trattandosi della razza più diffusa. E non si dovrebbe scambiare un dato statistico con una presunta pericolosità genetica.
Genetica a parte, il senatore Fluttero parla anche di diverse soglie di reattività.
Che ci siano razze più o meno reattive è fuori discussione, però le aggressioni vanno contestualizzate. Il 70 per cento di esse ha luogo tra le mura domestiche, a persone conosciute, da parte di cani che magari sono stati maltrattati o tenuti a catena. Il cane, di qualsiasi razza, può essere un fobico sociale, se non è stato socializzato tanto con le persone quanto con gli altri cani.
Che ci siano razze più o meno reattive è fuori discussione, però le aggressioni vanno contestualizzate. Il 70 per cento di esse ha luogo tra le mura domestiche, a persone conosciute, da parte di cani che magari sono stati maltrattati o tenuti a catena. Il cane, di qualsiasi razza, può essere un fobico sociale, se non è stato socializzato tanto con le persone quanto con gli altri cani.
Intende dire che dietro le aggressioni c’è spesso un errore umano?
Sì, l’uomo è sempre responsabile. Se si analizza in modo serio il contesto dell’aggressione, si scopre spesso e volentieri che il proprietario del cane ha precedenti penali, oppure ha trattato l’animale come una pianta, tenendolo sempre in giardino, senza prendere in considerazione l’idea che esso debba essere socializzato, anche con i bambini, ai quali altrimenti rischia di avvicinarsi in modo maldestro, con conseguenze ancora più gravi in caso di un morso.
Sì, l’uomo è sempre responsabile. Se si analizza in modo serio il contesto dell’aggressione, si scopre spesso e volentieri che il proprietario del cane ha precedenti penali, oppure ha trattato l’animale come una pianta, tenendolo sempre in giardino, senza prendere in considerazione l’idea che esso debba essere socializzato, anche con i bambini, ai quali altrimenti rischia di avvicinarsi in modo maldestro, con conseguenze ancora più gravi in caso di un morso.
Come evitare simili errori?
Curando l’aspetto igienico della vita del cane, facendogli conoscere più categorie di persone, socializzandolo con i bambini e con gli altri cani, incrementando la sua conoscenza degli stimoli sensoriali, come quelli acustici e tattili. Ed evitando di separare i cuccioli dalla madre. L’ideale nel rapporto con il cane da parte del proprietario è una leadership autorevole, come quella del padre con i figli: le indicazioni vanno date in modo ludico e divertente, senza coercizione, perché il cane vuole collaborare con noi, quindi va evitato l’errore marchiano di picchiarlo, perché una punizione non compresa crea un cane morsicatore. La genetica, insomma, può contare per il 20 per cento, ma la socializzazione per l’80, come dimostra anche il fatto che le razze comprese nella black list non a caso si trovano in tutte le zone degradate.
Curando l’aspetto igienico della vita del cane, facendogli conoscere più categorie di persone, socializzandolo con i bambini e con gli altri cani, incrementando la sua conoscenza degli stimoli sensoriali, come quelli acustici e tattili. Ed evitando di separare i cuccioli dalla madre. L’ideale nel rapporto con il cane da parte del proprietario è una leadership autorevole, come quella del padre con i figli: le indicazioni vanno date in modo ludico e divertente, senza coercizione, perché il cane vuole collaborare con noi, quindi va evitato l’errore marchiano di picchiarlo, perché una punizione non compresa crea un cane morsicatore. La genetica, insomma, può contare per il 20 per cento, ma la socializzazione per l’80, come dimostra anche il fatto che le razze comprese nella black list non a caso si trovano in tutte le zone degradate.
Quale alternativa alla black list?
Largo a cultura e formazione per i proprietari, gli educatori cinofili e i veterinari, come anche per i ragazzi nelle scuole. Di fronte a cani morsicatori e con aggressività non controllata, bisogna prevedere un percorso attraverso le Asl, finalizzato a interventi come una terapia comportamentale messa a punto da un veterinario comportamentalista supportato da un educatore cinofilo (per il quale sarà opportuna una certificazione o l’iscrizione a un albo), senza tralasciare, all’occorrenza, una terapia farmacologica o feromonale. E la soppressione va presa in considerazione solo per i cani incurabili o gravemente pericolosi.
Largo a cultura e formazione per i proprietari, gli educatori cinofili e i veterinari, come anche per i ragazzi nelle scuole. Di fronte a cani morsicatori e con aggressività non controllata, bisogna prevedere un percorso attraverso le Asl, finalizzato a interventi come una terapia comportamentale messa a punto da un veterinario comportamentalista supportato da un educatore cinofilo (per il quale sarà opportuna una certificazione o l’iscrizione a un albo), senza tralasciare, all’occorrenza, una terapia farmacologica o feromonale. E la soppressione va presa in considerazione solo per i cani incurabili o gravemente pericolosi.